Gianni Mura – In treno da Catania a Siracusa. L’Etna ogni tanto si sveglia e, nei casi di minore impatto, butta fuori un po’ di cenere: succede così che il volo da Cagliari a Catania diventi complicato e lungo, non tanto per colpa del vulcano che fa il suo mestiere, quanto per le cervellotiche procedure del trasporto aereo in casi come questo.
L’obiettivo è arrivare a Siracusa, per prendere visione di un ambito urbano interessato da una gara di progettazione a cui Metassociati intende partecipare. Rispetto all’auto, il treno offre per i laboriosi la possibilità di recuperare un po’ di lavoro o rispondere a qualche mail: per il nostro pigro viaggiatore la possibilità di osservare un paesaggio nuovo, quello della Sicilia sud-orientale, nel corridoio che il treno percorre attraversando Catania sud, Lentini e Augusta, per arrivare dopo un’ora abbondante a Siracusa.
Rispetto al paesaggio sardo, caratterizzato spesso da terreni incolti e poco utilizzati per l’attività agraria, quello siciliano risulta intensamente utilizzato, con i segni di un’attività mista tra vigneti e aranceti/frutteti, anche di dimensioni molto estese (segno di un’articolazione fondiaria diversa da quella sarda, di norma molto frammentata).
Quello che colpisce maggiormente il viaggiatore esterno (ma sicuramente anche quello interno attento) è però il degrado che caratterizza l’intera periferia sia di Catania che di Siracusa, con ruderi e rifiuti di ogni genere ammassati e distribuiti in tutte le direzioni, sia nelle proprietà che appaiono private che nei compendi ferroviari: rifiuti, scarti di lavorazioni edili, ruderi di vecchie costruzioni sono un continuo veramente eccessivo, che fa da contrasto con l’ordine delle campagne coltivate, ma che è presente anche nei bordi di quelle stesse campagne. Il senso che questo quadro trasmette è di imbarazzo e tristezza: il paesaggio è in qualche modo una parte dell’anima delle persone che lo abitano. Il paesaggio siciliano è offeso duramente da questo degrado e da questa sciatteria.
Il viaggio finisce e, prima del nostro sopralluogo, ci concediamo una passeggiata riparatrice nell’isola di Ortigia, l’antica Siracusa, un gioiello dell’insediamento umano di oltre tremila anni, dove gli abitanti di ieri hanno saputo, con sensibilità e sapienza, fare, disfare e conservare.
Gianni Mura